Alife, nasce Xystus: un vino che celebra l’appartenenza

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In bottiglia da almeno sei mesi l’annata 2022 ma etichettato da qualche giorno, Tenuta Donna Paola lancia Xystus, un vino che celebra l’appartenenza. Un IGP Campania Rosso e un IGP Campania Bianco. Stesso nome per entrambi. Un nome che rende omaggio al “sesto” Papa dopo San Pietro, Sisto I˚, Santo Patrono di Alife, dove nasce la Tenuta, circa sedici ettari sulle colline della frazione San Michele. E ancora l’appartenenza anche nel logo, un raspo con sei acini d’uva quante sono le lettere della parola Xystus, che evoca la Ferula Papale del Santo. Idea progettuale del grafico alifano Sistantonio Amato.

I vigneti di Tenuta Donna Paola si trovano a ridosso della cava di dolomia di località Valle Paola. Una cava che crea, insieme all’altitudine di oltre 300 metri sul livello del mare, condizioni uniche alle viti e conferisce mineralità, rocciosità e unicità ai vini. Vini che esprimono al meglio la loro armonia grazie alla roccia, appunto, e grazie al terreno franco sabbioso e ricco di scheletro che nutre le viti.

Il Bianco è un blend di uve Chardonnay e Falanghina; di colore giallo paglierino con riflessi verdolini, al naso sentori di frutta gialla e fiori di tiglio; il sorso è fresco e sapido unito ad una componente di morbidezza. Il Rosso un blend di uve Merlot e Casavecchia; di colore rosso rubino intenso, al naso note di piccoli frutti rossi e spezie dolci; avvolge il palato con la sua struttura e chiude con un retrogusto fruttato intenso.

IL PROGETTO

Tenuta Donna Paola non è semplicemente un’azienda agricola nata per produrre vino e olio, ma un progetto che viene da lontano e che vuole arrivare lontano. Una realtà che si estende su terreni collinari comprendenti vigneti e uliveti secolari a ridosso di una cava di dolomia interessata da un ambizioso progetto di riqualificazione ambientale. Si trova a San Michele, piccola frazione di Alife, in provincia di Caserta, territorio anticamente conteso tra Romani e Sanniti, alle pendici del versante meridionale del massiccio del Matese. La tenuta sovrasta la piana alifana, solcata dal fiume Volturno, abbracciandola e offrendo una veduta mozzafiato: un piccolo paradiso, una finestra che si apre a 180˚ nel cuore del Parco Nazionale del Matese, lungo la fascia pedemontana dell’Appennino Campano. Un paesaggio suggestivo, un’oasi di pace e salubrità a poca distanza dalla poderosa vetta del Monte Miletto. La Tenuta si trova in località Valle Paola. L’ipotesi più verosimile sulle origini del toponimo “Valle Paola” è quella legata ad un avvallamento di piccole dimensioni, dal momento che “Paola” è un nome di origine antichissima derivato dall’aggettivo latino “paulus”, che significa “poco grande”.

LE ORIGINI

Non comincia oggi la storia di Tenuta Donna Paola, riprende semplicemente il fil roue di un’eccellente storia di vini a “Colle Capasso”. Il fiore all’occhiello della Tenuta è, infatti, questo piccolo poggio che prende il nome dalla storica famiglia che già negli anni ’20 del Novecento produceva e commercializzava vini a marchio “Matese Spumante”. La storia di Colle Capasso, terra di vini eccellenti, nasce con Vincenzo Capasso, un intraprendente imprenditore e produttore dell’epoca. Grazie al ritrovamento di un’antica etichetta dell’epoca, infatti, si è potuto risalire ai “Premiati Vini Spumanti” che Capasso produceva e commercializzava sia a Piedimonte D’Alife, allora provincia di Benevento, che all’estero. Vincenzo Capasso compare già come produttore in diversi numeri dell’Annuario Vinicolo d’Italia dell’enologo Arturo Marescalchi, redattore di una guida ai vini ante-litteram, attraverso la quale appare già molto chiara la particolare vocazione vitivinicola dell’Italia. Di “Medaglia d’argento dorato” per i vini di Colle Capasso parla, inoltre, “L’illustrazione Coloniale”, rivista mensile sotto gli auspici dell’Istituto coloniale italiano del 1921. La medaglia d’argento dorato era il primo premio e andava “A chi avrà introdotto nella provincia e coltivato maggior numero di viti (non minore di mille ceppi), riconosciute più appropriate al suolo della medesima, e di natura atta a migliorare la qualità dei propri vini”.

È fortissimo, poi, il legame di Tenuta Donna Paola con il culto micaelico. Parte della Tenuta, infatti, sorge su un lembo di terreno appartenuto alla famiglia Scorciarini Coppola grazie alla quale nel 1888 nacque la Reale scuola pratica di agricoltura, una delle prime in Italia. La famiglia Scorciarini Coppola donò una parte del terreno che oggi è della Tenuta ai fedeli per edificare la chiesa di San Michele Arcangelo, da cui prende il nome la frazione. L’antica Chiesa, risalente all’anno 1784 costruita per comodità degli agricoltori, molto numerosi in quella zona assai fertile, si trova sulla via che collega Roma a Monte Sant’Angelo, lungo un antico cammino che segue le tracce dell’Arcangelo Michele. Il progetto vuole essere, perciò, la naturale prosecuzione di una storia di successo e mantenere alto il nome dei vini prodotti e premiati ai tempi di Vincenzo Capasso.

Tenuta Donna Paola produce anche olio, Càvea. Un blend ottenuto principalmente da secolari ulivi di Tonda del Matese. Un extravergine di qualità che prende il nome dalle gradinate di forma ellittica degli anfiteatri dell’antichità classica. Chiaro riferimento sia alle gradonature della cava sia a quelle del grandioso Amphiteathrum di Alliphae. Ma questa è un’altra storia…