Il Ristorante è ricavato nell’antica dimora paterna del 1600, con un arredamento rustico e allo stesso tempo elegante.
Le originarie pareti di tufo, perfettamente integrate con la pietra viva, gli arredi e gli affreschi d’epoca e la cura scrupolosa dei dettagli, creano un ambiente caldo ed accogliente, di grande suggestione, dove gustare la cucina d’autore del nostro chef in un clima intimo, familiare e allo stesso tempo professionale.
Un grazioso salottino accoglie i commensali appena entrati per un aperitivo o per una appassionata lettura delle numerose riviste, monografie e guide della nostra Biblioteca di Alta Cucina.
Mentre la piccola mansarda, distaccata dalla sala principale, viene allestita come “Salotto gourmet” dove abbandonarsi alle degustazioni a “mano libera” con le quali lo chef Peppe Guida riesce ad esprimere al meglio la sua cucina culinaria.
La Campania, storicamente, ha svolto un ruolo di primissimo piano nell’evoluzione della viticoltura e dell’enologia mondiale! Difatti la vite, introdotta dai Greci a Paestum. Elea, Enaria e sulle coste della regione, fu successivamente diffusa dai Romani in tutte le aree vocate della Campania Felix.
I vini degli imperatori venivano prodotti in Campania, dove crebbe la cultura del vino, come è dimostrato dai molteplici reperti archeologici disseminati un po’ in tutta la regione. Ancora oggi, d’altronde, nell’ambito della viticoltura italiana, la Campania si caratterizza per l’elevato numero di varietà di viti e per la presenza di ceppi centenari in molti vigneti.
Questo particolare status della viticoltura campana deriva dalla eccezionale combinazione di più elementi precipuamente irripetibili: storici, sociali, geografici e culturali. Le dominazioni succedutesi sul suolo campano e la presenza sulla costa di numerosi porti hanno favorito intensi scambi di materiale vegetale, oltre che commerciale, con tutti i paesi del bacino del Mediterraneo.
Il profondo rispetto per una storia millenaria e fascinosa e l’amore per una terra ricca di contraddizioni e tradizioni popolari ci inducono a dar conto della nostra realtà regionale, feconda di ottimi vini, che raccontano in maniera impareggiabile il territorio e gli uomini che lo abitano. . . Con questa premessa, qui di seguito cercheremo di offrire ai nostri ospiti i vini che più di tutti hanno rapito i nostri sensi.
Per comprendere l’essenza della cucina di Peppe Guida bisogna partire dalla persona che dà il nome allo stesso locale: Nonna Rosa, ovvero la mamma del giovane chef patron. Cuoca, ma anche grande esperta di conserve, sciroppi e liquori, la signora Rosa c’è sempre, anche quando non la vedi, quasi a “vigilare”, con la sua rassicurante presenza, sulla genuinità e l´identità dei prodotti e sapori “di una volta”.
Ed è proprio partendo da queste solide basi, dagli antichi sapori della tradizione, che Peppe inizia il suo percorso di ricerca dell´eccellenza, slanciandosi su terreni più arditi senza però mai rinnegare le origini e senza mai snaturare i prelibati ingredienti offerti da un territorio, quello tra il mare della Costiera e le colline vicane, particolarmente generoso di materie prime di elevata qualità e freschezza (selezionate con cura quasi maniacale dallo chef).
Peppe, animato da una indomabile curiosità, è spesso immerso nella lettura di ricette di Ippolito Cavalcanti duca di Buonvicino, Passard, Santi Santamaria (quest’ultimo suo vero ineguagliabile modello) e di altri grandi dell’Alta Cucina, per poi dare forma, anzi gusto, al suo “guizzo” del momento, ad abbinamenti che spesso gli vengono in mente di notte, e non se li toglie più dalla testa, fino a quando non li sperimenta.
E così ecco che, come dalla tavolozza di un pittore, escono creazioni come il bon bon di gamberi (crudi, farciti di ricotta di pecora) su “giardino d’autunno” (una policromatica composizione di broccoletti, noci, castagne, fagiolino, tartufo, sale nero Palm Island); l’elogio al baccalà (merluzzo dissalato in molteplici “pose”, in granatina, crudo e in pastella nel bicchiere da Martini, mantecato all´extravergine su crostone di farinata); capocollo di Nero casertano a bassa temperatura con mela annurca arrosto, il suo infuso, salsa d´uva fragola. Questi solo per citarne alcuni.
Ma, come dicevamo, Peppe non rinnega le origini concrete della sua cultura e i sapori “forti” della tradizione. E quindi non mancano le candele spezzate alla genovese con trachiulelle di maiale, il purpetiello verace, le polpette di Nonna Rosa, ed altre “perle gastronomiche” di una culinaria del passato spesso dimenticata e che invece l’estro dello chef Guida sa rivisitare e proporre in “chiave moderna”.
Una cena all’Antica Osteria Nonna Rosa si trasforma così in un´esperienza multisensoriale, un viaggio nel piacere a 360 gradi, in un sublime equilibrio tra antico e nuovo, tra tradizione e innovazione, tra fantasia e sobrietà nella tecnica.
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