Due menù
Carter Oblio offre due menù. Uno dall’impronta più stagionale (ma comunque molto flessibile) e uno in continua evoluzione, praticamente giornaliero, che rincorre a vista il costante procacciamento di materie prime di qualità.
Ai clienti viene proposto un tagliere dei pani che annovera una selezione di impasti con lievito madre che spaziano dalle miscele con cacao amaro e noci e quelle con farina affumicata. In allestimento anche un tagliere di salumi artigianali, preparati e stagionati in casa. Ogni preparazione è artigianale in ciascuna fase della filiera.
Nella cucina dello chef le fermentazioni e le affumicature sono molto presenti. Attentissima la ricerca delle materie prime. Con un occhio puntato sulle eccellenze territoriali della nativa Irpinia, come per l’olio di Ravece, i tartufi, i vini del pluripremiato Luigi Tecce.
La collaborazione con Luigi Tecce
Quando si avvia una attività di ristorazione ambiziosa, uno degli scogli da superare è la carta dei vini. Che sia accattivante, che sappia attingere al sottobosco dei piccoli bravi produttori, che sappia estrarre dal mare magnum delle grandi etichette i nomi che meglio accompagnano i piatti e l’impronta dello chef. Per gli amanti del vino e della tavola è un lavoro impegnativo. Joana Razmyte si è lasciata ispirare da un consigliere d’eccezione. Un uomo che ci ha consegnato vini di pregio indiscusso, e un pensiero filosofico semplice e straordinario che meriterebbe ore e ore di infaticato ascolto e calici e calici di rosso Poliphemo.
Tra le etichette di Carter Oblio padroneggiano i vini di Luigi Tecce, che affondano le radici in Irpinia, ma non solo. Le complessità aromatiche del pluripremiato Poliphemo risalgono le pendici di una storia familiare. La storia poetica di un figlio che eredita l’azienda paterna e si reinventa viticoltore per non spezzare il ricordo. È questa energia sanguigna, questa potenza del rapporto filiale che ha fatto grande il mordente. Vini nati dalla memoria, dall’adattamento, dagli espedienti, dalla sorte. Il contadino artigiano che cita Omero e rispolvera la storia. Affabulatore, rilassato e cortese, maestro di vino e di vita tutta. Con lui si ferma il tempo, si sente il vento che soffia lento sulla terra aspra. E non si ha mai voglia di andare via.
Ci sono persone inclusive, che fanno del verbo “restare” una condizione naturale e aggregante. Luigi Tecce è di quei maestri antichi, che col garbo e il sorriso mitigano il tempo. E con la parola ammaliano, senza fretta. Un amico di cui lo staff di Carter Oblio si pregia, e ringrazia con affetto grande e stima senz’altro maggiore.
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