Falanghina: un vitigno speciale che dà origine a ben otto vini Doc

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Un bianco fresco e fruttato, perfetto da abbinare con la cucina campana.

Falanghina: storia e zona di produzione

L’origine del vitigno, come per molte varietà del sud Italia, viene fatta risalire alla colonizzazione greca. La falanghina è diffusa un po’ ovunque nelleregione Campania, tuttavia le zone più vocate si trovano nell’area vulcanica dei Campi Flegrei e nel territorio montuoso del Sannio. Le recenti ricerche sul Dna, hanno evidenziato la presenza di due diversi cloni: uno beneventano e l’altro flegreo, differenti per forma e dimensioni, ma molto simili per caratteristiche organolettiche.

Il nome del vitigno si fa risalire a due diverse etimologie. La Falanghinapotrebbe essere figlia del Falerno Bianco, antico vino campano già conosciuto al tempo degli antichi Romani. Il suo nome deriverebbe dalla radice Falerno o Falernina. Altra ipotesi, invece, fa derivare il nome dalla parola falanga, antico sinonimo dei pali utilizzati per sostenere le viti. Negli ultimi decenni, la falanghina ha abbandonato l’identità di semplice vino da tavola, per affermarsi insieme al Fiano di Avellino e al Greco di Tufo, come una delle varietà a bacca bianca più apprezzate della Campania. La coltivazione con basse rese, le vinificazioni sempre più accurate, ne hanno fatto un vino di grande personalità, che si fa apprezzare soprattutto per la fresca fragranza dei suoi aromi. La Falanghina è prodotta anche nelle versioni, spumantizzata, vendemmia tardiva e passita.

Falanghina: il vitigno, le caratteristiche

Il vitigno falanghina è abbastanza vigoroso e con buona produttività. Predilige le esposizioni collinari, con clima  secco e caldo e i terreni piuttosto poveri. Arriva a piena maturazione verso metà settembre, regalando grappoli abbastanza grandi. La forma del grappolo e dell’acino definiscono i due diversi cloni: quello beneventano ha il grappolo alato e l’acino leggermente oblungo, mentre quello flegreo ha forma conica e acino tondeggiante. Il vino ha un colore giallo paglierino, con un profilo aromatico caratterizzato da note floreali, intensi aromi fruttati e sentori minerali dovuti ai terreni, spesso di origine vulcanica. Il bouquet ricorda la frutta matura con sentori tropicali e buona acidità. Per preservare la fragranza aromatica, la falanghina viene solitamente vinificata in acciaio, senza l’uso di legno.

La denominazione della Falanghina

Il vitigno falanghina è utilizzato in molte Doc della Campania, sia in purezza, sia in assemblaggio con altre uve a bacca bianca autoctone: Falanghina del Sannio Doc, Falerno del Massico Bianco Doc, Campi Flegrei Doc, Costa d’Amalfi Doc, Penisola Sorrentina Doc, Capri Doc, Galluccio Doc, Vesuvio Doc.

Un valore particolare è riconosciuto alla Falanghina del Sannio Doc, declinata nelle sottozone di Solopaca, Guardiolo, Taburno, Sant’Agata dei Golfi. Il clima fresco del Sannio, con buone escursioni termiche, garantisce uve particolarmente aromatiche e i suoli di origine vulcanica, ricchi di minerali, donano al vino un profilo elegante, con piacevole freschezza e sapidità finale.

Il disciplinare richiede la presenza minima dell’85%, di falanghina e un eventuale saldo, costituito da altri vitigni a bacca bianca, non aromatici, idonei alla coltivazione nell’ambito della provincia di Benevento.

Il titolo alcolometrico minimo richiesto è di 10,5% e per i vini provenienti dalle sottozone elencate in disciplinare di 11%. La Falanghina del Sannio Doc può essere prodotta anche nelle versioni: spumante, spumante di qualità, spumante di qualità metodo classico (permanenza minima sui lieviti di 12 mesi), vendemmia tardiva e passito.

Temperatura di servizio e abbinamenti

La Falanghina va servita a una temperatura di 8/10 °C. Si abbina molto bene alla cucina del territorio, in particolare con spaghetti alle vongolepasta con il polpospaghetti ai ricci di mare, risotto agli scampi. Ottima con i frutti di mare, con pesce alla griglia o al forno e con formaggi freschi o poco stagionati. Da provare con la classica pizza napoletana. La versione spumantizzata è ideale per antipasti di pesce, mentre il Passito accompagna formaggi stagionati, piccola pasticceria secca o crostate di frutta.