Hostaria di Bacco diviene il primo “albergo dipinto” della Costiera Amalfitana.

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L’arte dei murales, i rassicuranti paesaggi dai colori pastello e le inebrianti melodie della canzone napoletana, si fondono nel primo albergo dipinto della Costiera Amalfitana.


Lo storico indirizzo furorese, fondato nel 1930, ormai quasi un secolo fa, e gestito dalla famiglia Ferraioli, è da sempre un punto di riferimento dell’ospitalità e dell’enogastronomia nella Divina.

Rinnovato profondamente negli interni, l’albergo che fu di Raffaele Ferraioli, padre del turismo esperienziale nella Divina, prova a esprimere, nei suoi ambienti, la tradizione di Furore “paese dipinto”.

Il concept che ha reso nota la città del fiordo nel mondo, con il suo magico combinarsi di colori in racconti visivi sospesi tra storia, fantasia e leggenda, approda, dunque, anche nelle camere dello storico albergo, rendendole ancor più solari nel loro protendersi verso la distesa infinita del “mare nostrum” che si staglia all’orizzonte.

L’Hostaria, dopo la scomparsa, avvenuta poco più di un anno fa, del suo storico patron, Raffaele Ferraioli, che diede vita alla tradizione dei murales a Furore durante la sua esperienza da sindaco, torna, dunque, sotto la guida del figlio Domenico, a interpretare al meglio una ricchezza divenuta parte integrante dell’identità territoriale e culturale cittadina.

E a dipingere le camere dell’albergo con meravigliosi murales sono stati alcuni degli artisti che, nel corso degli ultimi quarant’anni, hanno realizzato i murales che ornano le strade del paese dipinto.

Le camere

Le nove camere dell’albergo dipinto sono denominate con alcuni classici della canzone partenopea, a testimoniare il profondo e armonico legame tra l’arte visiva e quella musicale, che da Bacco si fondono in un’autentica simbiosi.

La prima camera è la “Pupatella”, ispirata all’omonimo brano di Libero Bovio del 1916: il dipinto al suo interno è realizzato da Mary Cinque, artista agerolese, che raffigura uno scorcio di Furore.

La seconda camera prende il nome di “Ciaciarella”, che riprende la “Sciasciarella” presentata al Festival di Napoli del 1952 dal duo Cioffi-Pisano: il dipinto è dell’artista siciliano Salvo Caramagno, già autore di murales a Furore. Una delle caratteristiche di quest’ artista è la “morbidezza” delle figure.

La terza camera è la “Cerasella”: a realizzare i dipinti al suo interno, l’artista napoletana Carla Viparelli, che nel realizzarla si è ispirata all’opera ed all’omonima canzone con l’opera “Limoni e Cerasella”. Il nome, inconfondibile, è quello della canzone lanciata da Gloria Christian e Wilma De Angelis al Festival di Napoli del 1959.

La quarta camera è la “Nannarella”, liberamente ispirata sia alla canzone napoletana “Nannarè” dei Musicanova, e dedicata ad Anna Magnani, nota con questo soprannome.

L’attrice romana, infatti, si recò a lungo a pranzo o a cena all’Hostaria di Bacco nel 1948, durante le riprese del film “L’Amore” di Federico Fellini: ordinava sempre mezza porzione dei ferrazzuoli con pancetta di pesce spada affumicato, pinoli, uva passa, rucola e pomodorini a lei dedicati.

L’opera all’interno della camera è realizzata dall’artista Vito Barra, e ritrae pescatori al fiordo di Furore.

La quinta camera è la “Scugnizzella”, ispirata all’omonima canzone napoletana. Così s’intitola anche l’opera realizzata dall’artista Nadia Farina, che si ispira al tema del risveglio.

La sesta camera è la “Suspiratella”, dipinta dall’artista Alberto Silvestri, nato ad Angri, in provincia di Salerno, ma ormai stabilitosi da anni sui Monti Lattari, ad Agerola dove attualmente vive con la sua famiglia. L’opera rappresenta il Fiordo di Furore in una rappresentazione originale caratteristica dell’artista, e ispirazioni derivate dalla canzone napoletana, composta da Giuseppe Cioffi nel 1956, che dà il nome alla camera.

La settima camera è la “Maruzzella”.
L’artista è Luca Mancini, l’opera al suo interno è realizzata con la tecnica del pixel, caratteristica di quest’ artista, e si ispira al nome della camera e della canzone composta da Renato Carosone nel 1954. Il murales raffigura una figura mitico-allegorica, una donna che fuoriesce dal corpo di una chiocciola.

L’ottava camera è la “Nnamuratella”. L’artista che ha realizzato l’ opera omonima al suo interno è Paolo Sandulli: questa è ispirata al nome della stanza e dell’omonima canzone, presentata al festival di Napoli del 1961 e cantata, nell’occasione, da Fausto Cigliano e Luciano Glori, raffigura due innamorati che si abbracciano mentre sono in mare.

La nona camera, la “Maliziusella”, è, invece, ancora in cerca d’autore.

Rilevante, nella realizzazione dell’albergo dipinto, è stato anche il contributo di Sasà Sorrentino, artista che sta realizzando il bancone della reception e l’architetto Andrea Florio, agerolese, purtroppo scomparso, che ha realizzato il bancone del bar in collaborazione con l’artista incisore del legno Davide Iaione.