Un italiano su 3 ha mangiato più frutta e verdura durante il lockdown con un balzo del valore delle vendite del 15,8% tra gli scaffali delle grande distribuzione, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Nuove abitudini di consumo con effetti che si risentiranno anche nella Fase 2. E’ quanto emerge dal focus sull’ortofrutta dell’Osservatorio ‘The world after lockdown’ di Nomisma e Crif che analizza l’impatto della pandemia sui cittadini, grazie al coinvolgimento di un campione di mille italiani responsabili degli acquisti. Sul fronte opposto solo il 15% dichiara di aver diminuito i consumi.
Si tratta di dinamiche che, spiega Nomisma, riflettono quanto accade all’intero paniere alimentare aumentato del 23% delle famiglie, mentre si assiste ad un calo diffuso per le spese rimandabili quali abbigliamento (38% ha ridotto gli acquisti) e arredamento (35%). L’incomprimibilità della spesa domestica per alimentare e bevande è un evidente effetto dell’incremento del numero di pasti at home, collegati alla pressoché totale chiusura del canale away from home e all’adozione dello smart-working. La crescita dei consumi, precisa Nomisma, è stata sostenuta soprattutto dalla frutta (+20,4% a valore) rispetto alla verdura (+13,4%). Uno stimolo importante sono stati i valori salutistici associati al consumo di frutta, in particolare di quella ricca di vitamina C, come arance e kiwi, ma anche delle mele. Tuttavia, se da un lato l’incremento a valore della spesa riflette i maggiori acquisti in quantità e un nuovo mix dei prodotti ortofrutticoli nel carrello delle famiglie, dall’altro indica l’effetto di un incremento dei prezzi, percepito da ben il 69% dei responsabili acquisti delle famiglie.