La pizza contemporanea? Hanno cercato maldestramente di duplicare la filosofia gourmet. Sull’argomento, spiega Giuseppe Vesi c’è ancora molto da chiarire: “La pizza contemporanea non esiste, è una invenzione di alcuni chef per non chiamarla gourmet. E posso dire che ormai è un brand riconoscibile. Il termine contemporaneo è improprio, non appartiene al mondo enogastronomico, e già questa è una forzatura macroscopica. La parola arriva da altri ambienti, come quello dell’arte, dell’architettura, del design. Definire una pizza “contemporanea” significa snaturare il senso di quello che stiamo facendo. Noi facciamo ristorazione, non realizziamo auto sportive o di lusso, né tantomeno opere da mostrare nei musei”. “Poi – prosegue Vesi – se vogliamo rientrare nella categoria giusta della pizza gourmet, allora bisogna ricordare che la pizza gourmet ha aperto nuovi mercati e nuovi mondi, quando il mercato era asfissiato dalle oltre ottomila pizzerie che si trovano a Napoli, ritagliandosi una consistente fetta di preferenze, accanto alla tradizionale e verace, da cui comunque si è generata. I due mondi non si escludono a vicenda, e cioè quello della tradizionale e quello della gourmet, ma viaggiano parallelamente”. “Tutti i grandi chef stellati – conclude Vesi – non usano mai il temine contemporaneo per definire la loro cucina e i loro piatti innovativi, ma usano sempre il termine gourmet. Il mondo della pizza ha incamerato questo termine, e questo modo di lavorare, lo ha fatto proprio. E sono nati così moltissimi operatori che hanno potuto dare sfogo alla loro creatività, perché il gourmet è proprio questo: lavorare sulla qualità, dando sfogo al proprio estro, alla propria fantasia”.