Dal prossimo 19 dicembre, ma si intravede una proroga del termine, solo le pizzerie che rispettano il disciplinare Stg (Specialità Tradizionale Garantita) potranno chiamare il proprio prodotto Pizza Napoletana.
Tutte le altre saranno solo generiche pizze.
È questo lo scenario che si prospetta alla luce della pubblicazione avvenuta il 28 novembre scorso nella Gazzetta Ufficiale dell’Unione Europea del Regolamento che riporta l’iscrizione della pizza napoletana nel registro delle Specialità Tradizionali Garantite con riserva del nome.
In altri termini, chi ha la certificazione Stg potrà fregiarsi del nome. Una ipotesi che, di fatto, rischia di generare un paradosso, e cioè che qualunque pizzaiolo d’Europa certificato Stg possa sfornare e servire pizza napoletana mentre quelli napoletani, non dotati della certificazione, non possano farlo.
La novità legislativa potrebbe quindi avere un grande impatto su pizzerie e ristoranti di tutta Europa: solo il prodotto conforme al disciplinare di produzione registrato con il marchio di Specialità Tradizionale Garantita (STG) potrà chiamarsi pizza napoletana. In sostanza l’Stg se ben utilizzato dai pizzaioli campani potrebbe essere un indubbio punto di forza, un po’ come per altri versi avvenuto con le Dop. Se preso sottogamba, invece, potrebbe tradursi in una difficoltà per gli esercenti.
In proposito Sergio Miccú, presidente dell’Associazione Pizzaiuoli Napoletani, ha indetto per il prossimo 19 dicembre alle ore 10 all’hotel Oriente di Napoli una assise del mondo pizza perché si faccia fronte comune.
“Si tratta – dice Miccú – di un momento fondamentale per il mondo della pizza. Dalla decisione del mondo associativo e imprenditoriale dipenderà in gran parte il futuro della pizza napoletana. Mi farebbe piacere che le associazioni e i pizzaiuoli fossero dalla stessa parte. Senza dubbio occorrono una riflessione comune e una decisione unitaria”. (ANSA).